Lo tichbè: il fuoco che non si spegne

Tutti, purtroppo, abbiamo sentito che in Israele c’è questo grande fuoco che sta bruciando. Sappiamo che esiste un vecchio sistema, inventato dai contadini, secondo cui, quando la terra bruciava, loro bruciavano volontariamente un pezzo di terra sana, in modo che, quando il fuoco arrivava lì, non trovava nulla da bruciare e si spegneva. Ovvero: per spegnere un fuoco, accendevano un altro fuoco.
Geniale, no? Ma in realtà tutto questo era già scritto nella Torà. Nel libro di Weikra (Levitico), che stiamo leggendo adesso e che parla appunto dei sacrifici, c’è una frase importantissima che dice che sull’altare ci doveva essere sempre un fuoco perpetuo, sempre acceso, che non si doveva mai spegnere. La Chassidùt ci insegna che l’altare è rappresentato dal nostro cuore, ovvero: il nostro cuore deve essere sempre un fuoco ardente d’amore per D-o, proprio come sull’altare.
Arriva il Magìd di Mesrici, uno dei grandi maestri della Chassidùt del passato, e dice una cosa meravigliosa su questa frase. Abbiamo detto che il fuoco doveva essere sempre acceso — lo tichbè, mai si spegnerà. Lui questa parola lo tichbè la traduce in un altro modo.
Lo vuol dire “no”, ma lo può anche indicare “il no”: cioè tutto ciò che è negativo, tossico, pericoloso. Allora, la spiegazione è: se tu accenderai il fuoco ardente nel tuo cuore per D-o, tutto ciò che è negativo si spegnerà. Ancora una volta, Hashem ci vuole dimostrare che tutto è nelle nostre mani.
È vero, gli avvenimenti sono tristi, sono pericolosi, ma Hashem ci dice: “Se tu accendi il tuo cuore verso di Me e fai le Mie mitzvot, qualsiasi fuoco di pericolo si spegnerà come niente.”
Shabbat shalom a tutti. - Rav Nazrolai