hamburger menu
logo chabad text black 03/08/2025
logo chabad black

torah

Le parole di Moshè, la voce di Dio

Il libro di Devarìm si apre con un dettaglio straordinario: Moshè tradusse la Torà in settanta lingue, rendendola comprensibile a tutte le nazioni del mondo.
Non si tratta solo di una traduzione in senso tecnico, ma di un evento spirituale: la Torà, nella sua santità, si trasportò in tutte le lingue e in tutto il mondo.

Il patto che Dio ha fatto con Israèl di rivelare il monoteismo nel mondo non è limitato al popolo ebraico, bensì è volto a rivelare l’infinito in tutto il mondo, in tutte le lingue e in tutte le culture.

Secondo l’insegnamento del Rebbe, la traduzione della parola di Hashèm dall’ebraico nelle altre lingue del mondo è un’opera dal valore inestimabile.
Quanto più la traduzione è accurata e fedele al testo originale, tanto più il lettore potrà entrare in comunicazione con i Cieli superiori attraverso un canale privilegiato: la propria lingua madre.

Rendere accessibili al pubblico italiano testi come la Torà, i Salmi e le preghiere – per molto tempo poco comprensibili a causa della barriera linguistica – significa abbattere la distanza tra l’uomo e la rivelazione, e portare la voce divina dentro le parole umane.

“Queste sono le parole che Moshè disse a tutto Israele…” (Devarìm 1,1).
Con questa frase ha inizio il quinto Libro della Torà, il Libro di Devarìm, o Parole.

Benché tutti i cinque Libri della Bibbia siano stati scritti da Moshè, il Talmud distingue Devarìm dai primi quattro: i primi furono scritti parola per parola, come dettato da Hashèm, mentre Devarìm fu redatto direttamente da Moshè.

Eppure, anche Devarìm è parte integrante della Torà Scritta, e ciò significa che anche le sue parole – non solo i concetti – sono state trasmesse da Hashèm.
Secondo il Midràsh Shemòt Rabbà, “la Divinità parlò dalla sua bocca”: Moshè annullò il proprio ego per essere in perfetta sintonia con la volontà divina.
Da un lato è lui a parlare, ma dall’altro è completamente assente, al punto che la sua voce diventa trasparente alla voce di Dio.

La Torà è composta da due elementi fondamentali:

  • la Torà Scritta (i cinque libri di Moshè)
  • e la Torà Orale (Mishnà, Talmud, Midrash)

La prima parla a noi, la seconda attraverso di noi. Entrambe derivano dalla rivelazione sul Sinai, ma si esprimono in modi diversi.

La Torà Scritta è perfetta e intoccabile. Non vi si può aggiungere né sottrarre nemmeno una lettera.
La Torà Orale, invece, si sviluppa come un dialogo. È la voce della partecipazione, dell’applicazione continua, dell’adattamento.

Questa differenza riflette anche due livelli del rapporto con la Torà:
il primo è un incontro tra soggetto e oggetto – un “Io” di fronte a un “esso”;
il secondo è un’esperienza relazionale: un “noi”.

Secondo i Saggi, nel momento in cui trasmise Devarìm, Moshè tradusse anche l’intera Torà nelle settanta lingue delle settanta nazioni del mondo.

Questa traduzione non fu solo un atto linguistico, ma rappresenta la possibilità che l’intera Torà possa essere compresa da ogni essere umano, in ogni epoca, con le sue domande e necessità.

La generazione che ricevette Devarìm era sul punto di entrare nella Terra Promessa. Aveva bisogno di una Torà che non fosse un esercizio intellettuale esterno, ma un’esperienza interiore, in grado di accompagnare la vita concreta.

Per questo motivo, la Torà non poteva restare un testo separato dalla vita: doveva diventare parola propria.
Doveva scendere nel linguaggio umano per poter elevare la materia.
Questo poteva avvenire solo se il popolo aveva imparato dal suo maestro a creare comunicazione divina attraverso la propria voce.

Mentre la traduzione e il dialogo personale con la Torà potrebbero sembrare una discesa rispetto alla sua santità originaria, in realtà rappresentano la sua più alta elevazione.

Hashèm desidera che la Torà diventi parte dell’esperienza umana, che viva dentro le parole, i gesti e le scelte.
Non è più uno studio esterno, ma un’identità vissuta.

Devarìm, Parole, insegna il potere delle parole umane di diventare strumenti di dialogo divino.
“Tradurre” la Torà nella propria lingua, farla risuonare con le proprie parole, è il compimento stesso del suo scopo: trasformare il mondo materiale fino al suo completo raffinamento con l’arrivo di Mashìakh, amen.

Newsletter

Iscriviti alla newsletter per essere sempre aggiornato!

@

Iscriviti