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La luce al centro della creazione

Rav Jonathan Sacks

Il primo atto creativo di D-o fece sorgere la luce, ma non venne subito rivelata. Per quale ragione? In questo studio scopriamo le ragioni di tale apparente paradosso.

I. LA PRIMA CREAZIONE

D-o disse: «Vi sia luce e luce fu1». Con queste parole ebbe inizio il processo della Creazione e venne creata la luce, come prima cosa in assoluto.

La luce è priva di valore in sé; la sua utilità dipende, infatti, dall'esistenza delle cose che essa illumina o che ne traggono beneficio. Per quale motivo, quindi, essa fu creata quando ancora non esisteva null'altro?

Si potrebbe pensare che la sua creazione fosse una preparazione a ciò che sarebbe sorto in seguito.

È quanto afferma il Talmùd riguardo all'uomo, che fu portato nel mondo per ultimo, affinché trovasse tutto già pronto per lui 2. Tuttavia, se così fosse anche per la luce, essa avrebbe dovuto essere creata appena prima degli animali (che sono in grado di distinguere fra luce e buio) o prima delle piante (la cui crescita è possibile grazie a essa), ossia al terzo giorno della Creazione e non al primo.

II. LA  LUCE NASCOSTA

I saggi spiegano che la luce creata il primo giorno venne nascosta per i Giusti nel mondo a venire 3.

Si tratta, però, di un paradosso: infatti, se lo scopo della luce era di illuminare, per quale motivo essa venne nascosta immediatamente dopo esser stata creata, con la negazione della sua stessa ragion d’essere?

Sebbene i saggi spieghino il motivo per cui la luce dovette essere nascosta, rimane necessario capire perché D-o, pur avendo previsto di metterla da parte, la creò comunque all'inizio.

Lo Zòhar 4insegna che le parole ebraiche equivalenti rispettivamente a luce e a segreto hanno il medesimo valore numerico 5.

Anche questo commento richiede delucidazioni. L'equivalenza numerica è infatti segno che i due concetti sono legati fra loro 6.

Di nuovo, emerge un paradosso: la luce è, per definizione, sinonimo di rivelazione, mentre un segreto non può che essere nascosto.

Come possono, quindi, due concetti contrari avere la stessa forma?

III. LA PROGETTAZIONE DELL'UNIVERSO

Per superare queste difficoltà è necessario prendere in considerazione un'annotazione del Midrash 7: come un re che desidera costruire un palazzo consulta il progetto dell'architetto, così D-o guardò la,Torà e creò il mondo.

In altri termini, osservando l'ordine con cui l'essere umano agisce prima di intraprendere qualcosa che richieda una progettazione e una riflessione preliminare, si può meglio comprendere l'ordine con cui D-o creò il mondo.

Dapprima l'uomo si concentra sullo scopo che desidera raggiungere con il compimento dell'opera e solo in un secondo momento intraprende l'opera stessa.

Questo fu, per così dire, anche il processo intrapreso da D-o. Lo scopo del mondo che Egli stava per creare, un luogo in cui la luce divina fosse celata8 dagli spessi strati della materialità, era quello di renderlo puro e di instaurarvi la luce divina primaria.

Tutto ciò allo scopo di ottenere una dimora nel mondo inferiore 9, ossia che il Suo occultamento (oscurità) fosse tramutato in presenza rivelata (luce).

Il motivo per cui la luce fu creata il primo giorno risulta quindi chiaro: essa era lo scopo della Creazione e lo scopo è la prima cosa da stabilire quando si intraprende qualunque opera.

La finalità di tutte le creazioni successive è quindi racchiusa nell'espressione introduttiva: “Vi sia luce”.

IV. LA LUCE IMPLICITA

 Tuttavia, vi è un'allusione alla luce in ciascuno dei giorni seguenti della Creazione. Infatti, ciascuno di essi si conclude con la dichiarazione: “E D-o vide che era bene”.

Il termine “bene” allude alla luce, essendo scritto “E D-o vide la luce, che era buona” 10.

Ne deriva che la luce era presente in ognuno dei giorni della Creazione. Ma com'è possibile, se la luce è lo scopo della Creazione, come tale è esplicitata solo all'esordio?

Lo scopo, per definizione, si manifesta in due modi: a) esplicitamente, all'inizio dell'opera; b) implicitamente, in ciascuna fase dell'opera, dirigendo ogni passo in base al modello prestabilito, affinché il risultato sia conforme al progetto originale.

La luce primordiale si connota quindi di due aspetti: uno rivelato il primo giorno come scopo della Creazione, prima di qualunque altra creatura; l'altro percepito solo indirettamente (e quindi solo accennato) negli altri giorni, preparando il resto del creato alla realizzazione del suo compito.

V. RIVELAZIONE E REALIZZAZIONE

Si può così capire il motivo per cui lo Zòhar precisi il legame fra luce e segreto e i Saggi affermino che la luce fu messa da parte per i Giusti nel mondo a venire.

Quando un palazzo è in costruzione, la sua forma finale non è visibile a nessuno, anche se l'architetto l'ha ben chiara in mente. Essa emerge solo con il compimento dei lavori.

Così è anche per il mondo: il suo scopo (la luce) sarà rivelato solo quando avrà raggiunto la sua perfezione con i nostri seimila anni 11di operato che precedono l'avvento del Messia.

La luce ora è celata, ma nel mondo a venire, quando avremo compiuto il nostro lavoro in questo mondo, essa tornerà a splendere come il primo giorno.

Qualunque cosa nascosta deve però necessariamente trovarsi da qualche parte. Dov'è stata quindi nascosta la luce? I saggi dicono: nellaTorà 12.

Così come i disegni dell'architetto dirigono l'operato del costruttore, la Torà ci guida nel nostro continuo sforzo di portare il mondo alla sua realizzazione finale.

VI. UN MICROCOSMO

Ogni essere umano è un microcosmo e il destino del mondo è il suo.

Le fasi della storia spirituale del mondo sono perciò anche quelle dell'operato individuale di ciascun uomo.

La luce è lo scopo di ogni ebreo. O, più precisamente, il tramutarsi in luce del suo stato e dell'ambiente circostante. Non è però sufficiente scacciare via il buio (il male) astenendosi dal peccare; si deve anche trasformare il buio stesso in luce, impegnandosi positivamente a fare il bene. L'ordine deve essere lo stesso di quello scelto da D-o nella Creazione del mondo, con lo scopo ben chiaro in mente.

Al suo risveglio (quando cioè è una creatura nuova 13, e di fatto anche in ogni momento della giornata (essendo il mondo continuamente creato di nuovo14, l'uomo deve essere consapevole che il suo compito è quello di far sì che ci sia luce nel mondo.

Questo suo scopo deve poi essere implicitamente presente in ogni sua azione, che egli deve compiere conformemente agli insegnamenti della Torà, che è il progetto della Creazione.

VII. DALL'OSCURITÀ ALLA LUCE

Come scopo di ciascuna cosa creata, la luce lo è anche dell'oscurità.

Anch'essa ha a sua volta uno scopo, che non è solamente quello di esistere per essere evitata (dando all'uomo il libero arbitrio di scegliere fra bene e male), ma anche di essere trasformata in luce.

Se mai l'uomo dovesse sentirsi solo o scoraggiarsi nel suo sforzo di far prevalere la luce, si ricordi di ciò che gli è stato detto all'inizio: “In (o, per il) principio D-o creò” e di ciò che spiegano i saggi in proposito: per Israele, chiamato il principio dell'opera di D-o e per la Torà, il principio delle vie [di D-o] 15.

Il mondo fu creato affinché Israele, con la Torà, ne faccia la luce eterna della presenza manifesta di D-o, realizzando la profezia messianica di Yeshayàhu16: “Il sole non sarà più la tua luce di giorno, né per la luminosità la luna ti darà luce: sarà invece D-o per te una luce eterna. (da Likuté Sikhòt, vol. X, pp. 7-12)

Note:

1 Bereshìt 1, 3.

2 Sanhedrìn 31a. 

3 Talmùd Khaghigà 12a;

4 Bereshìt Rabbà 3, 6.Parte III, 28b. 

La deduzione di associazioni di significato fra diversi termini ricorrendo ai valori numerici delle lettere ebraiche è nota come ghematrya. Cf Tanya, parte II, cap. I. 

6  Essendo ogni elemento stato creato con la permutazione delle lettere pronunciate da D-o, due cose i cui nomi hanno lo stesso valore numerico hanno anche una forma essenziale in comune. 

7 Bereshìt Rabbà, inizio. 

8 I termini “mondo” e “nascosto” in ebraico sono correlati semanticamente (olàm - he elem). 

9 Cf Tanya, parte I, cap. 36.  

10 Bereshìt 1, 4. Cf Talmud Sotà 12a.

11 Corrispondenti ai sei giorni della Creazione.

12 Midràsh Rut, in Zòhar Khadàsh, 85a.

13 Yalkùt Shim'oni sui Tehillìm.

14 Tanya, parte II, inizio.

15 Cf Rashì, su Bereshìt 1, 1. 1 7 60, 19.

16 60,19

 

Fonte: "Studi della Torà - Discorsi del Rebbe di Lubavitch", traduzione di Avigail Dadon - Lulav editrice, 2004

Pubblicato domenica 24 luglio 2011 alle 10:27:43

 
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